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martedì 23 aprile 2024

Credo in unum Deum

Brano tratto da "Ripariamo!", di Padre Giuseppe M. Petazzi S.J., edizioni "Santa Lega Eucaristica", Milano, 1933.


Credo in unum Deum

Stupendo è questo grido che da una parte all’altra della terra, in tutte le ore del giorno e della notte, su tutti gli altari del mondo, si eleva a Te, o mio Dio, dalla Santa Chiesa Cattolica. Con questo grido io mi metto in comunione con tutti i Santi che mi hanno preceduto su questa terra ed ora godono la svelata visione di quello stesso che come me un giorno hanno creduto. Mi metto in comunione coi primi Apostoli: che gioia! La mia fede è la loro: attraverso il mutarsi di tutte le cose umane, questa sola è rimasta immutabile: prova stupenda della verità divina: Veritas Domini manet in aeternum. Credo, mio Dio, tutto ciò che Tu hai detto, e la tua Chiesa mi insegna: lo credo con certezza incomparabilmente maggiore che se lo vedessi coi miei stessi occhi: anzi per spiegare la mia fede fino alla massima intensità, io mi ripeterò ciò che sul letto di morte, davanti al tuo adorabile Sacramento, disse l’Angelico Dottore San Tommaso: «Se quaggiù ci fosse una certezza maggiore di quella della fede, con tale certezza io vorrei affermare la verità della tua presenza nel Sacramento» ed in generale ogni altra verità che forma l’oggetto della mia fede. Ed un nuovo argomento della mia fede io lo trovo qui proprio davanti a questo altissimo Mistero dell’Eucarestia: perché questo è il Mistero dell’amore per eccellenza: questo Mistero mi dice che Tu hai amato ed ami gli uomini con amore infinito, perché solo un amore infinito lo poteva suggerire: no, nessun amore creato, fosse pure quello di un Serafino, non l’avrebbe potuto pensare: per ideare l’Eucarestia ci volle un Cuore che fosse Cuore di un Dio (...). Qui dunque su questo Altare Tu mi doni, o Signore, la prova più splendida di tutti gli articoli della mia fede: perché Tu mi dimostri l’Amore infinito che tutti li spiega. Et nos credidimus charitati quam habet Deus in nobis. Io credo che Tu, o Verbo del Padre, Luce di Luce, Dio vero di Dio vero, sei sceso nel seno di una Vergine per opera dello Spirito d’amore; e con la Chiesa cadendo in ginocchio, adoro l’Amore. Credo alla tua vita umiliata, dolorosa, chiusa da due termini che sembrano i più ripugnanti alla maestà di un Dio, una stalla e una croce; credo con una fede che è per me una necessità dal momento che credo al tuo Amore. Credo alla tua Risurrezione ed Ascensione gloriosa; al tuo Regno del cielo e della terra, regno di gloria e di trionfo lassù, regno di lotta incessante nella tua Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica, quaggiù: regno egualmente invincibile da tutte le porte dell’inferno: perché credo al tuo amore infinito. Credo alle sorti beate che sono riserbate ai tuoi Santi: credo ed aspetto con fiducia serena ed incrollabile, perché ho veduto fin dove è giunto il tuo amore: sì! L’amore che ti ha mosso a perpetuare la tua vita ed il tuo sacrificio qui sulla terra, non può essere che l’amore di un Dio: dunque Tu sei veramente l’Unigenito del Padre: anch’io col Discepolo fortunato che ha posato il capo sul tuo Cuore amatissimo nella sera dell’amore, anch’io posso dire: «Ho veduto la tua gloria, perché la tua gloria è chiara luce del tuo amore infinito». Questa gloria, questo trionfo d’amore, non può essere che dell’Unigenito del Padre: Et vidimus gloriam Eius, gloriam quasi Unigeniti a Patre, plenum gratiae et veritatis. Deh, questo mio grido di fede, grido che vorrei far risonare per tutto il mondo, valga a riparare l’incredulità al tuo amore: valga a riparare le voci di tutti gli eretici, che tutti sono increduli, tutti protestanti contro l’Amore. 




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Pensiero del giorno

L'ideologia comunista, oggi dappertutto diffusa, facilmente inganna l'animo semplice e incolto del popolo.


[Pensiero tratto dalla Lettera Enciclica "Evangelii Praecones" del Sommo Pontefice Pio XII].

lunedì 22 aprile 2024

La vedova del suicida

Brano tratto da "Il Curato d'Ars" del Canonico Francesco Trochu, casa editrice Marietti.


Un giorno del 1855 o del 1856 faceva visita ad Ars l'abate Guillaumet, che fu per lunghi anni Superiore dell'Immacolata Concezione a Saint-Dizier nell'Alta Marna. Una povera donna in lutto, che durante il viaggio era sempre stata seduta vicino a lui, ascoltando in silenzio i discorsi di meraviglia su Ars ed il suo Curato, gli rivolse per la prima volta la parola quando giunsero alla stazione di Villefranche: - Signore, mi permettete di seguirvi fino ad Ars? Vengo là come andrei in un luogo qualsiasi: viaggio perché ho bisogno di distrarmi. L'abate Guillaumet fu presto d'accordo ed accettò anche di farle da guida nel villaggio sospirato. Preso posto nella medesima vettura, continuarono il viaggio fino ad Ars, ove giunsero quando il Curato Vianney finiva il catechismo delle undici. Stavano fra la chiesa e la canonica, quando videro l'abate Vianney, che ancora indossava la cotta, avanzarsi fra la folla e dirigersi verso questa povera donna che in quel momento, per seguire l'esempio dei pellegrini, si era inginocchiata. Il Santo, chinatosi al suo orecchio, disse: «Egli è salvo». La sconosciuta ebbe un sussulto e l'abate Vianney ripeté: «Egli è salvo». La risposta a queste parole fu un gesto di incredulità da parte della donna straniera. Allora il Santo, scandendo ogni parola, aggiunse: «Vi dico che egli è salvo, si trova in purgatorio e si deve pregare per lui: tra il parapetto del ponte e l'acqua ha avuto il tempo di fare un atto di contrizione. È la Santa Vergine che gli ottenne questa grazia: ricordate le devozioni del mese di maggio nella vostra camera. Qualche volta il vostro sposo, quantunque irreligioso, si è unito alla vostra orazione, e questo gli ha meritato il perdono». L'abate Guillaumet non comprese nulla di queste parole, e solo il giorno seguente seppe della meravigliosa luce che aveva illuminato il servo di Dio. Quella persona passò la notte in preghiera e ne uscì colla fisionomia trasformata, simbolo della pace, di cui era ripiena la sua anima. Prima di partire, come era naturale, ringraziò l'abate Guillaumet a cui disse: «I medici mi consigliarono di viaggiare per distrarmi dell'atroce disperazione che seguì nel mio animo alla tragica morte di mio marito, che era incredulo e che io speravo di poter condurre alla Fede; disgraziatamente egli annegò con un suicidio volontario. Non potevo rassegnarmi al pensiero che fosse dannato e che non lo potessi più vedere ... Ebbene voi avete sentito la parola di conforto che mi è stata detta: Egli è salvo, quindi lo rivedrò in Cielo. [...]».

Non dobbiamo temere di comparire stolti in faccia al mondo

Brano tratto da "Il pastorello delle Alpi", di San Giovanni Bosco.


[...] o amato lettore [...] vorrei che facessimo insieme una conclusione, che tornasse a mio e a tuo vantaggio. È certo che o più presto o più tardi la morte verrà per ambedue e forse l'abbiamo più vicina di quel che ci possiamo immaginare. È parimente certo che se non facciamo opere buone nel corso della vita, non potremo raccoglierne il frutto in punto di morte, né aspettarci da Dio alcuna ricompensa. Ora dandoci la divina Provvidenza qualche tempo a prepararci per quell'ultimo momento, occupiamolo ed occupiamolo in opere buone, e sta' sicuro che ne raccoglieremo a suo tempo il frutto meritato. Non mancherà, è vero, chi si prenda giuoco di noi, perché non ci mostriamo spregiudicati in fatto di religione. Non badiamo a chi parla così. Egli inganna e tradisce se stesso e chi lo ascolta. Se vogliamo comparire sapienti innanzi a Dio, non dobbiamo temere di comparire stolti in faccia al mondo, perché Gesù Cristo ci assicura che la sapienza del mondo è stoltezza presso Dio". La sola pratica costante della religione può renderci felici nel tempo è nell'eternità. Chi non lavora d'estate non ha diritto di godere in tempo d'inverno, e chi non pratica la virtù nella vita, non può aspettarsene alcun premio dopo morte.

Animo, o cristiano lettore, animo a fare opere buone mentre siamo in tempo; i patimenti sono brevi, e ciò che si gode dura in eterno". Io invocherò le divine benedizioni sopra di te, e tu prega anche il Signore Iddio che usi misericordia all'anima mia, affinché dopo aver parlato della virtù, del modo di praticarla e della grande ricompensa che Dio alla medesima tien preparata nell'altra vita non mi accada la terribile disgrazia di trascurarla con danno irreparabile della mia salvezza.

Il Signore aiuti te, aiuti me a perseverare nell'osservanza dei suoi precetti nei giorni della vita, perché possiamo poi un giorno andare a godere in cielo quel gran bene, quel sommo bene pei secoli dei secoli. Così sia.

Pensiero del giorno

Non sono da lodare i piagnistei dei pessimisti.


(San Luigi Guanella)

domenica 21 aprile 2024

Elogio delle famiglie numerose

Leggere il Magistero perenne della Chiesa fa bene all'anima, perché ci si sente confermati nella fede. A tal proposito ripubblico il discorso del grande Papa Pio XII ai dirigenti e rappresentanti delle associazioni delle famiglie numerose, pronunciato nella Città del Vaticano il 20 gennaio 1958.


Tra le visite più gradite al Nostro cuore annoveriamo questa vostra, diletti figli e figlie, Dirigenti e Rappresentanti le Associazioni tra le Famiglie Numerose di Roma e d'Italia. Vi è infatti nota la viva sollecitudine che Noi nutriamo verso la famiglia, di cui non trascuriamo occasione per illustrare la dignità nei suoi molteplici aspetti, per affermare e difendere i diritti, inculcare i doveri, in una parola, farne un caposaldo del Nostro pastorale insegnamento.  [...]

Ma voi non rappresentate solamente la famiglia, bensì siete e rappresentate le famiglie numerose, vale a dire, le più benedette da Dio, dalla Chiesa predilette e stimate quali preziosissimi tesori. Da queste infatti ella riceve più manifestamente una triplice testimonianza, che, mentre conferma dinanzi agli occhi del mondo la verità della sua dottrina e la rettitudine della sua pratica, ridonda, in virtù dell'esempio, a grande vantaggio di tutte le altre famiglie e della stessa civile società. Ove, infatti, si incontrino con frequenza, le famiglie numerose attestano : la sanità fisica e morale del popolo cristiano — la fede viva in Dio e la fiducia nella sua Provvidenza — la santità feconda e lieta del matrimonio cattolico. Tra le aberrazioni più dannose della moderna società paganeggiante deve contarsi l'opinione di taluni che ardiscono definire la fecondità dei matrimoni una « malattia sociale », da cui le nazioni che ne sono colpite dovrebbero sforzarsi di guarire con ogni mezzo. Di qui la propaganda del cosiddetto « controllo razionale delle nascite », promossa da persone e da enti, talvolta autorevoli per altri titoli, ma, in questo, pur troppo riprovevoli. Se però è doloroso di rilevare la diffusione di tali dottrine e pratiche, anche nelle classi tradizionalmente sane, è tuttavia confortante di notare nella vostra patria i sintomi ed i fatti di una sana reazione, in campo sia giuridico che medico. 

Come è noto, la vigente Costituzione della Repubblica Italiana, per non citare che questa sola fonte, accorda, nell'articolo 31, un « particolare riguardo alle famiglie numerose », mentre la dottrina più corrente dei medici italiani si schiera sempre più in disfavore delle pratiche limitative delle nascite. Non pertanto deve stimarsi cessato il pericolo e distrutti i pregiudizi, che tendono ad asservire il matrimonio e le sue sapienti norme ai colpevoli egoismi individuali e sociali. È da deplorarsi in particolare quella stampa, che di tanto in tanto ritorna sull'argomento col manifesto intento di confondere le idee del buon popolo e trarlo in errore con fallaci documentazioni, con discutibili inchieste e perfino con dichiarazioni falsate di questo o quell'ecclesiastico. Da parte cattolica occorre insistere per diffondere la persuasione, fondata sulla verità, che la sanità fisica e morale della famiglia e della società si tutela soltanto con obbedire generosamente alle leggi della natura, ossia del Creatore, ed innanzi tutto nutrendo verso di esse un sacro ed interiore rispetto. Tutto in questa materia dipende dalla intenzione. Si potranno moltiplicare le leggi ed aggravare le pene, dimostrare con prove irrefutabili la stoltezza delle teorie limitative e i danni che dalla loro pratica derivano; ma se manca il sincero proposito di lasciare al Creatore compiere liberamente la sua opera, l'egoismo umano saprà sempre trovare nuovi sofismi ed espedienti per far tacere, se possibile, la coscienza e perpetuare gli abusi. Ora il valore della testimonianza dei genitori di famiglie numerose non solo consiste nel rigettare senza ambagi e con la forza dei fatti ogni compromesso intenzionale tra la legge di Dio e l'egoismo dell'uomo, ma nella prontezza ad accettare con gioia e riconoscenza gli inestimabili doni di Dio, che sono i figli, e nel numero che a lui piace. Tale disposizione di animo, mentre libera gli sposi da intollerabili incubi e rimorsi, pone, a giudizio di autorevoli medici, le premesse psichiche più favorevoli per un sano sviluppo dei frutti propri del matrimonio, evitando nell'origine stessa delle nuove vite quei turbamenti ed angosce, che si tramutano in tare fisiche e psichiche sia nella madre che nella prole. A prescindere infatti dai casi eccezionali, sui quali avemmo altre volte occasione di parlare, la legge della natura è essenzialmente armonia, e quindi non crea dissidi e contraddizioni, se non nella misura in cui il suo corso viene turbato da circostanze per lo più anormali o dalla contrastante volontà umana. Non vi è eugenetica che sappia far meglio della natura, ed è buona solo quella che ne rispetta le leggi, dopo averle profondamente conosciute, sebbene in alcuni casi di soggetti tarati sia consigliabile di dissuaderli dal contrarre matrimonio. Del resto, sempre e dappertutto il buon senso popolare ha ravvisato nelle famiglie numerose il segno, la prova e la fonte di sanità fisica, mentre la storia non erra quando addita nella manomissione delle leggi del matrimonio e della procreazione la causa prima della decadenza dei popoli. 

Le famiglie numerose, lungi dall'essere la « malattia sociale », sono la garanzia della sanità di un popolo, fisica e morale. Nei focolari, dove è sempre una culla che vagisce, fioriscono spontaneamente le virtù, mentre esula il vizio, quasi scacciato dalla fanciullezza, che ivi si rinnova come soffio fresco e risanatore di primavera. Prendano dunque esempio da voi i pusillanimi e gl'ingenerosi; a voi conservi la patria gratitudine e predilezione per tanti sacrifici, che abbracciate nell'allevare ed educare i suoi cittadini; come vi è grata la Chiesa, che può per mezzo vostro ed insieme con voi presentare all'azione santificatrice del divino Spirito schiere sempre più sane e folte di anime. 

2. [...] Soltanto la luce divina ed eterna del cristianesimo illumina e vivifica la famiglia, in tal modo che, sia nell'origine sia nello sviluppo, la famiglia numerosa è spesso presa come sinonimo di famiglia cristiana. Il rispetto delle leggi divine le ha dato l'esuberanza della vita; la fede in Dio fornisce ai genitori il vigore necessario per affrontare i sacrifici e le rinunzie che esige l'allevamento della prole; i principi cristiani guidano e agevolano l'ardua opera di educazione; lo spirito cristiano dell'amore veglia sull'ordine e sulla tranquillità, mentre dispensa, quasi enucleandole dalla natura, le intime gioie familiari, comuni ai genitori, ai figli, ai fratelli. Anche esteriormente una famiglia numerosa ben ordinata è quasi un visibile santuario: il sacramento del Battesimo non è per essa un avvenimento eccezionale, ma rinnova più volte la letizia e la grazia del Signore. Non è ancora terminata la serie dei festosi pellegrinaggi al fonte battesimale, che comincia quella, sfavillante di pari candore, delle Cresime e delle prime Comunioni. Il più piccino dei fratelli ha appena deposto il vestitino bianco tra i più cari ricordi della vita, ed ecco fiorire il primo velo nuziale, che raccoglie ai piedi dell'altare genitori, figli e nuovi parenti. Seguiranno, come rinnovate primavere, altri matrimoni, altri battesimi, altre prime Comunioni, perpetuando, per così dire, nella casa le visite di Dio e della sua grazia. 

Ma Dio visita altresì le famiglie numerose con la sua Provvidenza, alla quale i genitori, specialmente poveri, danno aperta testimonianza, riponendo in lei ogni loro fiducia, quando non bastasse la umana industria. Fiducia ben fondata e non vana! 

Provvidenza - per esprimerCi con concetti e parole umane - non è propriamente l'insieme di atti eccezionali della divina clemenza; ma il risultato ordinario dell'azione armoniosa della infinita sapienza, bontà e onnipotenza del Creatore. Dio non nega i mezzi di vivere a chi chiama alla vita. [...] Se singoli episodi piccoli e grandi, talora sembrano provare il contrario, è segno che qualche impedimento è stato opposto dall'uomo alla esecuzione dell'ordine divino, oppure, in casi eccezionali, prevalgono superiori disegni di bontà; ma la Provvidenza è una realtà, una necessità di Dio Creatore. Senza dubbio, non dalla disarmonia od inerzia della Provvidenza, bensì dal disordine dell'uomo — particolare dall'egoismo e dall'avarizia — è sorto e si mantiene ancora insoluto il cosiddetto problema della sovrappopolazione della terra, in parte realmente esistente, in parte irragionevolmente temuto come imminente catastrofe dalla moderna società. Con il progresso della tecnica, con la facilità dei trasporti, con le nuove fonti di energia, di cui si è appena cominciato a raccogliere i frutti, la terra può promettere prosperità a tutti coloro che ospiterà, ancora per molto tempo. 

[...] La sovrappopolazione non è dunque una valida ragione per diffondere le illecite pratiche del controllo delle nascite, bensì il pretesto per legittimare l'avarizia e l'egoismo, sia di quelle nazioni che temono dalla espansione delle altre un pericolo alla propria egemonia politica e l'abbassamento del tenore di vita, sia degli individui, specialmente dei più forniti di mezzi di fortuna, che preferiscono il più largo godimento dei beni terreni al vanto ed al merito di suscitare nuove vite. Si giunge in tal modo ad infrangere le leggi certe del Creatore col pretesto di correggere gli immaginari errori della di lui Provvidenza. Sarebbe invece più ragionevole ed utile che la società moderna si applicasse più risolutamente e universalmente a correggere la propria condotta, rimuovendo le cause della fame nelle « zone depresse » o sovrappopolate, mediante un più attivo uso a scopi di pace delle moderne scoperte, una più aperta politica di collaborazione e di scambio, una più lungimirante e meno nazionalistica economia; soprattutto reagendo alle suggestioni dell'egoismo con la carità, dell'avarizia con applicazione più concreta della giustizia. Dio non chiederà conto agli uomini del generale destino della umanità, che è di sua spettanza; ma dei singoli atti da loro voluti in conformità o in dispregio dei dettami della coscienza. 

Quanto a voi, genitori e figli di famiglie numerose, continuate a prestare con serena fermezza la vostra testimonianza di fiducia nella divina Provvidenza, certi che ella non mancherà di ricambiarla con la testimonianza della sua quotidiana assistenza, e, se fosse necessario, con straordinari interventi, dei quali molti di voi hanno felice esperienza. 

3. Ed ora qualche considerazione sulla terza testimonianza, atta a rinfrancare i pavidi e ad accrescere in voi il conforto. Le famiglie numerose sono le aiuole più splendide del giardino della Chiesa, nelle quali, come su terreno favorevole, fiorisce la letizia e matura la santità. Ogni nucleo familiare, anche il più ristretto, è nelle intenzioni di Dio un'oasi di spirituale serenità. Ma vi è una profonda differenza: dove il numero dei figli non supera di molto il singolare, là quell'intimo sereno, che ha valore di vita, porta in sé un qualcosa di melanconico e di smorto; è di più breve durata, forse più incerto, spesso offuscato da timori e da segreti rimorsi. Diversa è, invece, la serenità di spirito nei genitori circondati da una rigogliosa fioritura di giovani vite. Il gaudio, frutto della sovrabbondante benedizione di Dio, irrompe con mille espressioni, con stabile e sicura perennità. Sulla fronte di questi padri e madri, benché gravata da pensieri, non vi è traccia di quell'ombra interiore, rivelatrice di ansie di coscienza o del timore di un irreparabile ritorno alla solitudine. La loro giovinezza non sembra mai appassire, finché perdura nella casa il profumo delle culle, finché le pareti domestiche riecheggiano delle voci argentine dei figli e dei nipoti. Le fatiche moltiplicate e i sacrifici raddoppiati, le rinunzie a costosi svaghi, sono largamente compensati, anche quaggiù, dalla copia inesauribile di affetti e di dolci speranze, che assediano i loro cuori, senza tuttavia opprimerli nè stancarli. E le speranze diventano presto realtà dal momento che la più grandicella delle figliuole comincia a prestare alla madre la sua opera nell'accudire l'ultimo nato; il giorno in cui il primogenito rientra per la prima volta, raggiante, col suo primo guadagno. Quel giorno sarà benedetto in modo particolare dai genitori, che ormai vedono scongiurato lo spettro di una possibile squallida vecchiaia e assicurato il compenso ai loro sacrifici. I numerosi fratelli, alla loro volta, ignorano il tedio della solitudine ed il disagio dell'essere costretti a vivere tra i più grandi. È vero che la loro numerosa compagnia può trasformarsi talora in fastidiosa vivacità, e i loro dissensi in passeggere tempeste; tuttavia, quando queste sono superficiali e di breve durata, concorrono efficacemente alla formazione del carattere. I fanciulli delle famiglie numerose si educano quasi da sé alla vigilanza ed alla responsabilità dei loro atti, al mutuo rispetto ed aiuto, all'apertura di animo e alla generosità. La famiglia è per essi il piccolo mondo di prova, prima che si affronti quello esterno, più arduo ed impegnativo. 

Tutti questi beni e pregi assumono maggiore consistenza, intensità e fecondità, allorché la famiglia numerosa pone a proprio fondamento e norma lo spirito soprannaturale del Vangelo, che tutto trasumana ed eterna. In questi casi, agli ordinari doni di provvidenza, di letizia, di pace, Iddio aggiunge spesso, come l'esperienza dimostra, le chiamate di predilezione, vale a dire, le vocazioni al sacerdozio, alla perfezione religiosa e alla stessa santità. Più volte, e non a torto, si è voluto mettere in risalto la prerogativa delle famiglie numerose nell'essere culle di santi; si citano, tra tante, quella di S. Luigi Re di Francia composta da dieci figli, di S. Caterina da Siena da venticinque, di S. Roberto Bellarmino da dodici, di S. Pio X da dieci. Ogni vocazione è un segreto della Provvidenza; ma, per quanto concerne i genitori, da questi fatti si può concludere che il numero dei figli non impedisce la loro egregia e perfetta educazione; che il numero, in questa materia, non torna a discapito della qualità, sia in rapporto ai valori fisici che a quelli spirituali. 

Una parola finalmente a voi, Dirigenti e Rappresentanti le Associazioni tra le Famiglie Numerose in Roma e in Italia. Abbiate cura d'imprimere un dinamismo sempre più vigile e fattivo all'azione che vi proponete di svolgere a vantaggio della dignità delle famiglie numerose e della loro protezione economica. Per il primo scopo conformatevi ai dettami della Chiesa; per il secondo occorre scuotere dal letargo quella parte della società non ancora aperta ai doveri sociali. La Provvidenza è una verità ed una realtà divina, che, però, si compiace di avvalersi della umana collaborazione. D'ordinario essa si muove ed accorre, se chiamata e quasi condotta con mano dall'uomo; ama nascondersi dietro l'umana operosità. Se è giusto riconoscere alla legislazione italiana il vanto delle posizioni più progredite sul terreno della tutela delle famiglie, particolarmente di quelle numerose, non bisogna nascondersi che ne esistono tuttora non poche, le quali si dibattono, senza loro colpa, tra disagi e stenti. Ebbene, la vostra azione deve proporsi di far giungere anche a queste la tutela delle leggi, e, nei casi urgenti, quella della carità. Ogni risultato positivo ottenuto in questo campo è come una solida pietra posta nell'edificio della patria e della Chiesa: è quanto di meglio si possa fare come cattolici e come cittadini. 

Invocando la divina protezione sopra le vostre famiglie e sopra quelle di tutta l'Italia, ponendole ancora una volta sotto l'egida celeste della Sacra Famiglia di Gesù, di Maria e di Giuseppe, v'impartiamo di gran cuore la Nostra paterna Apostolica Benedizione. 

Pensiero del giorno

La Madonna ci vuole troppo bene.


(Don Bosco)

sabato 20 aprile 2024

Circa lo zelo amaro

Tempo fa un gentile lettore del blog mi ha confidato la sua opinione circa lo "zelo amaro". Se qualcuno dovesse risentirsi per questo post, dimostrerebbe di avere la coda di paglia. Infatti, se una persona sa di non aver commesso nulla di male, non dovrebbe sentirsi chiamata in causa.


Gentile Cordialiter,
                                     purtroppo sono di corsa, ma volevo esprimerle la mia piena condivisione del suo punto di vista.

Non c'è niente che danneggi la causa della Tradizione, in particolare del rito tridentino, come la continua polemica, le parole sempre aspre, il giudizio pronto verso le persone [...]. Nessuno di quelli che hanno veramente servito la Chiesa nella sana Tradizione ha operato così: erano duri contro l'errore ma non arcigni e superbi nei confronti delle persone. Mi rendo conto che non è facile operare santamente e fecondamente la carità (eppure è il modo migliore di avvicinare alla Verità), ma si potrebbero almeno limare i termini, evitare di soffiare sempre sul fuoco e di lanciare accuse prima di averne le prove. Se tutte le critiche verso il prossimo si trasformassero in preghiere, senza dubbio servirebbe di più. E questa non è una pia illusione: è la nostra fede, se non la vogliamo limitare a dottrina e aspetti esteriori, che pure sono necessari. […] 

Concludo ringraziando per le notizie che lei riporta sul suo blog e per l'assenza di durezza verso le persone, pur nella schietta opposizione alle mode moderniste. Grazie, preghiamo uniti spiritualmente per la Chiesa e il sollecito trionfo della nostra Madre Corredentrice.

(Lettera firmata)


Carissimo in Cristo, 
                                        dammi pure del tu, lo preferisco.

Sono contento che anche altre persone la pensino come me al riguardo dei danni causati dallo zelo amaro. Ho l'impressione che a volte alcuni di noi del “movimento tradizionale” si lascino prendere da una sorta di pessimismo cronico che li induce a parlare principalmente delle cose negative che vengono commesse da certi personaggi. Con questo modo di fare si rischia di seminare scoraggiamento, sconforto e disfattismo. Questi che stiamo vivendo sono anni drammatici per la vita ecclesiale. Per vincere la buona battaglia c'è bisogno di maggiore entusiasmo. Basta con la petulanza, il pessimismo e il disfattismo! Non bisogna parlare solo di cose negative, è necessario elogiare pubblicamente tutte le cose buone che fanno i cristiani zelanti del bene delle anime. Pubblicizzando il bene che viene compiuto, i buoni fedeli vengono rincuorati, e si crea un contagioso clima di emulazione e di entusiasmo.

Approfitto dell'occasione per porgerti i miei più cordiali e fraterni saluti in Cordibus Jesu et Mariae.

Cordialiter

Gratitudine per il Santo Sacrificio della Messa

Ripubblico un breve messaggio che tempo fa mi ha inviato "Giustina", verso la quale rinnovo la mia stima e la mia gratitudine per avermi concesso la facoltà di pubblicare i suoi messaggi sul blog firmandoli col suo pseudonimo.


Grazie di ricordarmi sempre, vedo che ogni tanto mi citi nel blog e questo mi onora... Ovviamente ti seguo quotidianamente e benedico Dio per questo blog e per le bellissime cose che scrivi. Ti posso confidare che Maristella ogni tanto mi fa veramente piangere di commozione...

Lo scorso agosto sono andata a (...), ti ho molto pensato (...) e ho pregato anche per te. È bello sapere che pur non conoscendoci (...) siamo sempre vicini spiritualmente. Ringrazia anche quel caro sacerdote che celebra le S. Messe per noi. Un caro saluto


Cara sorella in Cristo,
sono io che ringrazio te per la tua amicizia spirituale. A causa di diversi motivi stiamo vivendo un periodo drammatico della storia, e a volte corriamo il rischio di farci prendere dallo sconforto, ma le buone amicizie spirituali sono di grande conforto e aiutano a proseguire con coraggio la buona battaglia della fede per la maggior gloria di Dio.

Anche io sono molto grato nei confronti di quel prete che celebra le Messe per i sostenitori del blog. Davvero grande è il bene spirituale e materiale che fa per me.

In Corde Matris,

Cordialiter

Pensiero del giorno (Il liberalismo ha preparato la strada al comunismo)

Per spiegare poi come il comunismo sia riuscito a farsi accettare senza esame da tante masse di operai, conviene ricordarsi che questi vi erano già preparati dall’abbandono religioso e morale nel quale erano stati lasciati dall’economia liberale. Con i turni di lavoro anche domenicale non si dava loro tempo neppur di soddisfare ai più gravi doveri religiosi nei giorni festivi; non si pensava a costruire chiese presso le officine né a facilitare l’opera del sacerdote; anzi si continuava a promuovere positivamente il laicismo. Si raccoglie dunque ora l’eredità di errori dai Nostri Predecessori e da Noi stessi tante volte denunciati, e non è da meravigliarsi che in un mondo già largamente scristianizzato dilaghi l’errore comunista.

[Brano tratto dall'Enciclica "Divini Redemptoris" del Sommo Pontefice Pio XI].

venerdì 19 aprile 2024

L'estrema unzione

Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena (1893 – 1953).


La tua grazia, o Signore, mi purifichi da ogni colpa, affinché possa presentarmi immacolato al tuo cospetto. 

1 - In modo molto espressivo l’estrema unzione viene definita « sacramentum exeuntium » (Conc. Trid.), ossia il sacramento di coloro che stanno per partire da questo mondo ed entrare nell’eternità. La vita cristiana, iniziata col battesimo, perfezionata con la cresima, alimentata mediante l’Eucaristia, restaurata dalla penitenza, si chiude e quasi si corona con l’estrema unzione che, completando l’opera della purificazione dell’anima e corroborandola contro le difficoltà dell’ultima ora, la prepara a comparire al cospetto di Dio. Infatti, l'effetto particolare di questo sacramento, come insegna il Concilio Tridentino, « è la grazia dello Spirito Santo la cui unzione toglie i residui del peccato, solleva e conforta l’anima dell’infermo, eccitando in lui una grande fiducia nella misericordia divina, sicché egli sopporta più agevolmente le sofferenze della malattia e resiste più facilmente alle tentazioni del demonio ». Senza dubbio l'estrema unzione ha anche il potere di « cancellare i peccati veniali e mortali che l’infermo, attrito, non potesse confessare » (Catech. S. Pio X), ma la sua grazia particolare non consiste in ciò, che è invece l’effetto proprio del sacramento della penitenza, bensì nel distruggere le ultime conseguenze del peccato, sanando l’anima da ogni languore e da ogni debolezza prodotta in lei dai peccati commessi durante la vita e già perdonati dalla confessione. Come la cresima conferma e perfeziona la grazia ricevuta nel battesimo, così l’estrema unzione perfeziona la purificazione dell’anima già compiuta dalla penitenza. « O Redentore nostro - prega la Chiesa amministrando l’estrema unzione - per grazia dello Spirito Santo, guarisci tutti i languori di questo infermo, sana le sue ferite, perdona i suoi peccati, fa’ cessare tutti i dolori della sua anima e del suo corpo; rendigli una perfetta salute spirituale e corporale ». La perfetta salute dell’anima, ossia la totale remissione non solo dei peccati, ma di tutte le conseguenze di essi, è l’effetto dell’estrema unzione, per cui il morente, sollevato da ogni peso delle colpe commesse, può andare serenamente incontro al passo estremo. 

2 - L’estrema unzione, insegna S. Tommaso, è l’ultimo sacramento e, in certo modo, la « consumazione » di tutta l’opera purificatrice dell’anima, per cui l’uomo viene preparato alla partecipazione della gloria. 

Il moribondo che riceve questo sacramento con le dovute disposizioni ottiene la remissione plenaria di tutti i suoi peccati di tutta la pena dovuta ad essi, cosicché dall’esilio terreno può passare direttamente alla gloria eterna, senza dover sostare nel Purgatorio. Ma, pur essendo questo l’effetto normale dell’estrema unzione, in pratica sono pochi coloro che lo conseguono interamente e ciò avviene per mancanza di adeguate disposizioni. Non vi è forse infatti sacramento per gli adulti che venga strapazzato, ricevuto in fretta, spesso all’improvviso, del tutto o quasi inconsciamente come l’estrema unzione, con la conseguenza di annullarne in gran parte i preziosi frutti. Quanto sarebbe invece necessario adoperarsi perché, nel limite del possibile, gl'infermi fossero preparati a riceverlo in tempo, con piena coscienza e profonda pietà, onde approfittare appieno della grande grazia che esso offre. Il timore d’impressionare l’ammalato o i familiari, non deve distogliere dal compiere, con carità e delicatezza, questo pietoso ufficio, ufficio di cui tutti un giorno avremo bisogno, e fortunati noi se troveremo chi lo saprà adempiere al momento opportuno. Del resto, a dissipare i pregiudizi che spesso il popolo ha verso questo sacramento, giova ricordare che esso è ordinato non solo alla salute dell’anima, ma anche a quella del corpo, quando questa rientra nei disegni di Dio e può giovare al bene dello spirito. Ma ciò che più ci deve importare è di assicurare ai moribondi la perfetta tranquillità della coscienza, il conforto ed il sostegno divino nelle penose sofferenze e dure lotte dell’agonia, affinché, affrontando coraggiosamente gli ultimi assalti del nemico, accettando con rassegnazione la morte dalle mani di Dio e abbandonandosi con fiducia alla sua misericordia, possano finalmente giungere alla patria celeste. Allora si realizzerà per essi la preghiera della Chiesa: « Parti, o anima cristiana, da questo mondo, in nome di Dio Padre che ti ha creato, in nome di Gesù Cristo che per te è morto, in nome dello Spirito Santo che ti è stato dato » (Rit. Rom.). 


[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].



(.)

Pensiero del giorno

Ecco quello che dobbiamo sempre cercare e che ci deve bastare: Gesù solo, Dio solo. Tutto il resto - consolazioni, aiuti, amicizie anche spirituali, comprensione, stima, appoggio anche dei superiori - può essere buono nella misura in cui Dio ci permette di goderne e molto spesso Egli se ne serve proprio per sostenere la nostra debolezza; ma quando, attraverso le circostanze, la Mano divina ci priva di tutto ciò, non dobbiamo né sgomentarci, né smarrirci. Sono proprio questi i casi in cui, più che mai, possiamo testimoniare a Dio con i fatti e non con le parole che Egli è il nostro Tutto e che Egli solo ci basta. È questa una delle più belle testimonianze che un’anima amante può rendere al suo Dio: essergli fedele, fidarsi di lui, perseverare nel proposito di una dedizione totale, anche quando Egli, ritirando tutti i suoi doni, la lascia sola, al buio, forse nell’incomprensione, nell’amarezza, nella solitudine materiale e spirituale accoppiata con la desolazione interiore. È allora il momento di ripetere: «Gesù solo» e di scendere con lui dal Tabor per seguirlo con gli Apostoli fino al Calvario, dove Egli stesso agonizzerà abbandonato […]. 


[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].

giovedì 18 aprile 2024

Il nostro cuore è inquieto sin quando non riposa in Dio

Anni fa, mentre Maristella stava tornando a casa dal lavoro, mi scrisse dei pensieri edificanti che ripubblico volentieri.


Carissimo fratello in Cristo,
scrivo dalla metro nel viaggio di ritorno a casa. Che bello anche il messaggio che hai pubblicato oggi. Dopo averlo letto sono andata, come faccio ogni giorno, nella basilica di Sant'Ambrogio [...]. Lì c'è l'altare del Santissimo Sacramento e io mi fermo a pregare. Questa mattina ero proprio commossa dalle parole che avevo letto sul blog. Gli argomenti di conversazione mondani mi rattristano e io mi chiudo nel silenzio. A me piace stare sola. In quel momento non mi sento affatto sola! Converso amabilmente con il Padre e con la Madre celesti che mi amano e che mi sostengono. Io amo la solitudine, camminare nella natura raccogliendomi in meditazione. Mi piace stare in Chiesa e tenere compagnia a Gesù. [...] Alle volte anche i tradizionalisti mi fanno soffrire. Aspetto con ansia la domenica mattina e poi vorrei che la Messa [in Rito Ambrosiano antico, n.d.r.] non finisse mai, vorrei che la mia preghiera di ringraziamento non terminasse mai. Sto in ginocchio, in lacrime: quando il Signore fa innamorare di sé un'anima poi le lascia una ferita, una sete che niente e nessuno potranno mai più colmare. Nemmeno la migliore creatura terrena potrà mai placare quella sete. Così l'anima ferita guarda il cielo e prega perché i suoi giorni di esilio lontano da Lui siano brevi e possa velocemente tornare a quell'abbraccio che - solo - può colmare quella sete di infinito. Così la preghiera che sempre più spesso mi affiora è quella di Sant'Agostino: "Ci hai fatti per Te, Signore, e il nostro cuore è inquieto sino a quando non riposa in Te". È vero che apprezzare la Tradizione non significa solo vedere la bellezza che pervade tutta la celebrazione... All'inizio anch'io sono stata rapita da questa bellezza. Poi ho iniziato a capire e durante il Canone e dopo l'Eucaristia non posso trattenere le lacrime. [...] ora percepisco la potenza del Sacrificio Eucaristico. La liturgia della Tradizione mi ha educata e rafforzata tanto da riuscire a vedere e a percepire il nucleo centrale sotto strati di parole. Sono tornata a casa dopo il lavoro: che bello (e che faticoso!!!) cercare di custodire nel cuore la pace del Signore. C'è letizia, ma anche fatica, tanta serenità che riempie l'anima. Attendo con gioia i momenti di solitudine, di contemplazione e di preghiera. 

Ti ringrazio ancora per la preziosa (e faticosa) opera di apostolato che svolgi con il tuo meraviglioso blog. Anche oggi quanto nutrimento spirituale: io non manco mai all'incontro quotidiano con "Cordialiter" [...]. Sono tra i miei momenti più belli! Grazie! Dio ti benedica e ti ricompensi con il Suo indefettibile aiuto.

Maristella 


Carissima in Cristo, 
ho apprezzato molto i tuoi profondi pensieri sulla sete ardente che hai di Dio. Gioisco nel leggere queste cose. A dir la verità dovrebbe essere una cosa normale sentire una creatura dire quelle cose nei confronti di un Dio infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Ma nella società idolatra e materialista nella quale viviamo è raro sentire certi discorsi. Che bello vedere un'anima ardere d'amore per Dio! È una consolazione per il mio cuore. Vorrei che tutte le anime si infiammassero d'amore per il Signore, il quale merita di possedere i nostri cuori.

In Corde Matris,

Cordialiter


lll

Pensiero del giorno

L'anima semplice, fiduciosa, che vive in Cristo, è come Lui ripiena della benevola dolcezza e dell'ardore consumante dello Spirito Santo.


[Brano tratto da "L'anno santificato dalla suora", di Padre Wendelin Meyer, traduzione di Olga Gogola di Leesthal, Edizioni Paoline, 1959].

mercoledì 17 aprile 2024

Salvare i propri figli dalle scuole del regime culturale progressista

Diversi anni fa una signora mi ha confidato che stava valutando di optare per l'homeschooling per dare una buona istruzione al proprio bambino.


Caro D.,
                sono io a ringraziare te per il tuo bellissimo blog che penso porti un gran bene e sia di molto aiuto a tanti: non smettere mai! […] Ti ho sempre ammirato moltissimo e mi sono sempre chiesta come tu riesca e così bene a dedicare tanto tempo agli altri e a scrivere in modo così saggio ed equilibrato. Io sono perennemente di corsa, travolta dagli impegni e mi sembra mancare sempre il tempo da dedicare in modo adeguato a ciò che vorrei.

Se puoi magari dire una preghiera per mio figlio te ne sarei molto grata (...). Sono molto preoccupata dall'ambiente scolastico:  noto che, anche se ha delle buone basi, mio figlio finisce con l'essere molto influenzato dai continui esempi negativi. Sto cominciando anche a pensare seriamente all'homeschooling anche se mi sembra una soluzione un po' complicata.

Cordiali saluti in Gesù e Maria,

(Lettera firmata)

P. S. In quale regione abiti? Mi piacerebbe un giorno o l'altro riuscire ad incontrarti e parlare forse a voce delle tante cose che non so se riuscirei mai a sintetizzare via mail..!


Cara sorella in Cristo,
                                     hai fatto bene a parlarmi di tuo figlio: nulla capita per cieco caso, ma tutto è voluto (o almeno permesso) da Dio per il nostro vero bene. Tu sei una vera mamma perché non ti limiti a sostenere tuo figlio dandogli da mangiare, ma vuoi sostenerlo anche spiritualmente dandogli una buona educazione scolastica e religiosa. 

Gli anni della fanciullezza sono molto importanti: se un bambino impara cose buone, crescerà buono e spiritualmente forte; se invece impara cose cattive, crescerà in malo modo, si ribellerà ai genitori, sarà schiavo dei vizi e delle passioni degradanti, ecc.

Ti incoraggio a continuare a riflettere sulla possibilità di impartire a tuo figlio un'educazione didattica alternativa mediante l'homeschooling. Non è una cosa complicata, anzi! Inoltre posso dirti che i risultati sono molto buoni: i bambini che praticano l'homeschooling ricevono una preparazione scolastica di gran lunga migliore rispetto agli alunni delle scuole normali. Una mia lettrice segue numerosi ragazzi homeschooler (anche delle superiori) e li prepara per gli esami di fine anno nelle scuole per convalidare gli studi fatti. Spesso gli insegnanti si complimentano con lei per l'elevato livello di preparazione che raggiungono i ragazzi che segue.

Per fare l'homeschooling basta recarsi dal dirigente scolastico e dirgli di aver deciso, come consentito dalla Legge italiana,  di ritirare il proprio figlio da scuola per dargli un altro tipo di preparazione didattica (ovviamente senza stare lì a polemizzare contro le scuole progressiste, gli insegnanti comunisti, l'insegnamento dell'ideologia gender, ecc., onde evitare di creare rancori). Inoltre gli si chiederà la cortesia di farsi consegnare il programma scolastico dell'anno precedente per poterlo usare come base per l'insegnamento al proprio bambino. Qualche tempo prima della fine dell'anno scolastico bisognerà tornare a scuola per programmare le date degli esami per poter convalidare gli studi fatti.

Visto che tu non hai tempo per fare la maestra a tuo figlio, e penso che nemmeno tuo marito abbia questa possibilità, conosci qualche persona di sicura fede che possa fare da “precettore” al tuo bambino?

Dagli avvisi sulle Messe tridentine che mi hai inviato in questi mesi deduco che abiti in [...]. A me piacerebbe fare da maestro a tuo figlio, ma purtroppo abito troppo lontano (vivo in provincia di [...]), quindi non posso aiutarti.

Per quanto riguarda il fatto che il tuo bambino ha bisogno di socializzare con altri fanciulli, si potrebbero selezionare i bambini più buoni tra i suoi attuali amici e compagni di classe, e farli venire a giocare a casa tua, sotto l'occhio vigile del precettore che con dolcezza e cordialità dovrà cercare di far fare ai fanciulli dei giochi sani, onesti, ed educativi (un po' come faceva Don Bosco).

Spero tanto che tu possa continuare a pensare alla possibilità di dare a tuo figlio un'istruzione didattica di stampo cristiano facendolo studiare a casa tua. Fino a settembre c'è tutto il tempo sufficiente per organizzare la faccenda.

Fai bene ad avere molta fiducia nella forza della preghiera. A tal proposito ti consiglio di chiedere orazioni alle suore di clausura dei monasteri di […].

Approfitto dell'occasione per porgerti i miei più cordiali e fraterni saluti in Cordibus Jesu et Mariae.

Cordialiter